Concerto di Accademia Bizantina per l’inaugurazione della Sala Dantesca nella Biblioteca Classense di Ravenna

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DAL TRAMONTO ALL’ALBA

Domenica 19 marzo – ore 11 – Sala Dantesca, Biblioteca Classense (RA)

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Accademia Bizantina

Rosita Ippolito – viola da gamba

Valeria Montanari – clavicembalo

 

PROGRAMMA

JOHANN SEBASTIAN BACH
Sonata in sol maggiore BWV 1027
Adagio – Allegro ma non tanto – Andante – Allegro moderato

 

JOHANN CHRISTIAN BACH
Sonata II op. XVII in do minore
Allegro – Andante – Prestissimo

 

CARL PHILIPP EMANUEL BACH
Sonata in do maggiore WQ 136
Andante – Allegro – Arioso
Sonata per viola da gamba e basso

 

JOHANN CHRISTIAN BACH
Sonata V op. V in mi maggiore
Allegro assai – Adagio – Prestissimo

 

JOHANN SEBASTIAN BACH
Sonata in re maggiore BWV 1029
Vivace – Adagio – Allegro
per viola da gamba e cembalo obbligato

 

Note di sala
guida all’ascolto

Gli anni a cavallo tra la quarta e la quinta decade del Settecento aprono una fase di grandi sviluppi e trasformazioni nella storia della musica. La metà del Secolo segna il tramonto del barocco con il conseguente declino di alcuni strumenti ‘simbolo’, quali la viola da gamba, il flauto diritto, la tiorba. Allo stesso tempo inaugura l’epoca moderna, con l’ascesa di strumenti (come il violoncello e, in modo molto più graduale, il pianoforte) dalle sonorità più adatte ai nuovi spazi della fruizione musicale, le grandi sale da concerto e non più i salotti di corte.

Tali cambiamenti sono molto ben testimoniati anche nella produzione della famiglia Bach per viola da gamba e per gli strumenti a tastiera.

Diversamente dal violoncello, alla viola da gamba Johann Sebastian Bach non dedicò raccolte organiche, bensì composizioni isolate, in cui la particolarità timbrica dello strumento è messa a fuoco ed esaltata, come ad esempio in una delle arie più sconvolgenti e toccanti della sua immensa produzione vocale, l’aria “Es ist Vollbracht” nella Passione secondo Giovanni.

L’uso specifico a cui Bach la confina è evidente anche nella produzione strumentale. Non sei suites, ma tre sonate, la cui realizzazione l’esegesi moderna colloca all’inizio degli anni Quaranta del Settecento – quindi nella fase finale dell’opera bachiana -, concludono un ciclo storico della viola da gamba.

In quello stesso periodo Bach conosce e ha occasione di suonare e apprezzare il fortepiano, strumento introdotto in area germanica dal primo costruttore tedesco, Gottfried Silbermann, anche se la sua attività compositiva resterà legata all’organo e al clavicembalo.

Intorno all’esotismo del suo timbro ruota anche la produzione del secondogenito Carl Philipp Emmanuel. Come il padre, anche il figlio fa uso della viola da gamba in modo occasionale. Le sonate di Carl Philipp però si collocano stilisticamente in un panorama musicale radicalmente diverso, quello galante, di cui il compositore è uno dei massimi fautori. All’interno di una cornice elegante, superficiale, gioiosa, la viola da gamba si abbandona a una grande libertà interpretativa, alla fioritura e all’improvvisazione. L’accompagnamento, affidato a un generico “Basso” nel titolo dell’opera, è solido, dal carattere quasi orchestrale, e ben si presterebbe anche all’esecuzione con il fortepiano che ne esalterebbe le dinamiche.

Anche Johann Christian, ultimogenito di J. S. Bach, – e di cui sono proposte in programma due sonate per clavicembalo o “Piano Forte”, scriverà tre sonate per viola da gamba dove l’accompagnamento sarà esplicitamente affidato al pianoforte o al clavicembalo.

 

Valeria Montanari e Rosita Ippolito

 

 

www.classense.ra.it

www.accademiabizantina.it

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